Oggi vorrei parlarvi del Pesto alla genovese.
Vorrei parlarvi della cucina ligure, sviluppata in una terra povera e aspra, scoscesa, dove è impossibile la coltura comoda e redditizia, dove si arrampicano solo le capre … ma anche una terra che, grazie all’equilibrio tra mare e monti e al clima dolcissimo, regala prodotti semplici, ma dai profumi e dai gusti impareggiabili e inimitabili. Una terra che può permettersi il lusso di proporre una salsa che non è nemmeno cotta, dove è impossibile barare.
Come si fa il Pesto alla genovese:
- 4 mazzi di basilico di Pra (una qualità dalle foglie verde tenero, che viene estirpato giovanissimo con tutte le radici)
- 1 spicchio d’aglio di Vessalico
- 1 bella manciata di pinoli buoni
- 1 dl. circa di olio evo taggiasco
- 3 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato (almeno 24 mesi)
- 1 cucchiaino di sale grosso
- 1 mortaio di marmo e un pestello di legno
Prima di tutto pulite il basilico, che dovrebbe toccare meno acqua possibile, pertanto selezionate le foglie più pulite, che metterete in acqua per pochi secondi, e lavate a fondo solo quelle con tracce di terra.
Mettete nel mortaio un po’ di sale grosso e lo spicchio d’aglio, e con un preciso lavoro rotatorio di polso cominciate a schiacciare questi primi ingredienti, cercando di frantumarli al punto da ridurli in crema. Continuate con il basilico, un po’ alla volta, sempre lavorando con il pestello e contemporaneamente facendo girare il mortaio, e ogni tanto aggiungendo qualche granello di sale che non lo farà annerire. Dopo il basilico si mettono i pinoli (e via di polso), infine il parmigiano e per ultimo l’olio, dosandolo anche a piacere.
A questo punto avrete il Pesto alla genovese, anche se sarete un po’ distrutti, e sarà passata una mezz’oretta dall’inizio dell’operazione.
Il pesto alla genovese preparato nel frullatore tradizionale (che, come dice giustamente il mio amico Francesco, dovrebbe a questo punto chiamarsi frullo, e non pesto) tende a ossidarsi, in quanto il movimento rotatorio delle lame genera calore. Per ovviare in modo egregio, basta mettere le lame stesse nel freezer per un’oretta, prima di procedere.
Non dimentichiamo che il pesto alla genovese è una salsa completamente cruda che, al palato, libera tutti i suoi profumi e… rivela i difetti.
Come si conserva il pesto alla genovese:
- in frigo, si conserva bene tre o quattro giorni, in vaschetta chiusa
- si può preparare senza formaggio, riporlo in un vasetto ben coperto d’olio, e così si conserva in frigo anche un mese
- si prepara la ricetta completa e si surgela. In questo caso, per porzionarlo, è comodo metterlo nelle vaschette del freezer (quelle in plastica per fare i cubetti di ghiaccio, per intenderci) valutando a seconda delle dimensioni quanto scongelarne ogni volta
NON scongelatelo nel microonde, il pesto deve scaldarsi solo al calore della pasta che andrà a condire!
Vini: Pigato, Lumassina
questo è il vero basilico genovese di Pra, DOP:
Pingback: Croxetti – Primo non sprecare
Pingback: #orgogliopesto – Riso venere al profumo di pesto con pomodori in agrodolce | Primo non sprecare
Pingback: Riso venere al pesto con pomodori in agrodolce | Primo, non sprecare
Pingback: Buona Pasqua | Primo, non sprecare
Pingback: Riso venere al profumo di pesto con pomodori in agrodolce | Primo, non sprecare
Pingback: Gnocchi filanti al gorgonzola e pistacchi | Primo, non sprecare
Carissima Paola la narrazione del Pesto è decisamente interessante. Non vedo l’ora di potermi cimentare con il vero Pesto, utilizzando i giusti prodotti! Un bacione, è sempre più bello leggerti
Carissima Clara, il basilico che si trova all’Slunga non è certo l’ideale, anche se dà comunque un risultato più che gradevole. Accontentiamoci a Milano …
Adoro il pesto anche se non sono ligure. L’ho preparato diverse volte con risultati alterni.Proverò a rifarlo seguendo i tuoi consigli, rigorosamente con il mortaio.L’unica cosa che mi lascia perplessa è determinare la quantità giusta di “sua maestà” il basilico ! 4 mazzi per me è un pò generico. Puoi aiutarmi?
Grazie
ciao Maria, e grazie della precisazione. In effetti chi conosce il basilico di Pra sa perfettamente quanto ce n’è in un mazzo, e posso cercare di tradurlo così: in un mazzo c’è l’equivalente di una bella manciata di foglie di basilico. Fammi sapere i risultati e chiedimi pure, se hai altri dubbi. A presto.