Da più di tre mesi non piove, né nevica significativamente, al Nord
Penso che solo chi ha vissuto l’esperienza della carenza d’acqua, o della mancanza di acqua corrente in casa, capisca davvero cosa vuole dire “senz’acqua”
Sono nata in Liguria, terra assetata da sempre. In casa mia (costruzione di inizio 1900) non arrivava un rifornimento diretto e sostenuto di acqua corrente. Questa veniva fornita dall’acquedotto in modo regolare, ma molto modesto, ed era raccolta in un apposito recipiente di cui ogni appartamento era dotato.
Significava che se il consumo domestico andava oltre una certa quantità, il recipiente si svuotava, il tempo di riempimento non era breve, e nell’attesa, semplicemente, si doveva fare a meno dell’acqua, riprogrammando magari per il giorno dopo determinate necessità (la lavatrice, ma anche lavarsi i capelli)
Questo, però, era niente. Da bambina andavo in campagna dai miei nonni. Abitavano in una casa che si erano costruiti da soli (come tutti in quel tempo e in quel luogo) dove non c’era luce elettrica, né acqua corrente. E nemmeno il bagno.
Da bambina, non mi rendevo nemmeno conto dei disagi che una vita così comportava, per me contava solo la libertà dello spazio aperto e sconfinato. Né ci facevano caso i miei nonni, abituati da sempre a raccogliere l’acqua nei secchi dal pozzo, a illuminare con le candele e a recarsi nel letamaio in caso di bisogno. I miei nonni erano sicuramente persone “pulite”, ma secondo i canoni di una vita senza comodità, né lavatrice.
Tutto questo ha generato in me una istintiva attenzione per l’acqua, che non spreco mai (nemmeno l’acqua, certo!), badando bene a non farla correre a vuoto nemmeno per pochi secondi.
Purtroppo non siamo tutti così, e non mi capacito che “non sia la prima cosa da insegnare ai bambini, perché sia costantemente sprecata, buttata, ignorata
Perché la giornata dell’acqua avesse un senso dovremmo stare almeno tutto il giorno con il rubinetti chiusi, che non ne esce.
Allora forse capiremmo.
Un giorno qualcuno molto vicino a me mi disse: – Io pago, quindi la esigo.-
Fino a che questo sarà il pensiero comune e non capiremmo che se mettiamo 100 euro sulla bocca di una fontana secca non si metterà a uscire magicamente acqua niente servirà.
Senz’acqua non c’è vita, non servono la farina e il lievito“
(Grazie a Lella Canepa per il contributo in corsivo)
Eri finita nel posto sbagliato.
Ho letto con grande “piacere” questo tuo articolo. Ricordo benissimo come, a guerra non ancora finita, a Pegli, nel sottotetto della casa c’erano du “casse dell’acqua”. Da dove arrivava l’acqua, quando arrivava, c’era un galleggiante che chiudeva il rubinetto quando il recipiente era pieno. Ogni tanto dovevamo andare a vedere se c’era acqua e quanta ce n’era. Che poi non avevamo neppure ancora il frigorifero… ma la ghiacciaia e, si andava a comperare il ghiaccio. Continuò così anche a guerra finita.
Buon Pomeriggio Paola.
Quarc
Eh caro Quarc, noi che siamo un po’ agée abbiamo questi ricordi, poco comodi, ma almeno abbiamo imparato fin da piccoli a non sprecare. Grazie del commento
Cara Paola hai raccontato ciò ke ho vissuto ank io da bambina e poi da ragazzina nelle terre del sud. Credo ke la ns generazione sia molto attenta a nn sprecare questo bene primario. L abbiamo insegnato ai ns figli e ai nipoti. Grazie x il tuo contributo.
Grazie Mara!
Abito una terra dove lìacqua è (e forse non sarà) sempre stata abbondante. Non lo si ripeterà mai abbastanza questo NON SPRECARE!
Ogni giorni sempre di più. Grazie!
Parole sacrosante, grazie Paola
Grazie a te Clibi! Un abbraccio 🙂
GRANDE Paola!
Una testimonianza davvero molto importante, oltre che del cuore.
Aggiungo il link <3
Grazie mille Claudia! Ma non avevo dubbi sulla tua sensibilità